Rimane il fatto che tutta questa operazione è uno dei grossi affari dell'anno, per cui due parole sono indispensabili. Il passaggio dal libro al film si è compiuto nei peggiori dei modi: nella evidenza delle immagini non sono rimaste che le scorie più evidenti dell'opera letteraria (lasciando ad altri il compito di rivelarne le eventuali gemme). E cioè la sfacciata prostituzione normale e ideologica dell'opera, quel voler a tutti costi piacere a tutti, a sinistra e ad destra, ai giovani e ad ai vecchi, ai romantici ed ai cinici, ai reazionari ed ai rivoluzionari. Una vocazione all'universalità che, francamente, non può esistere e che lascia molto perplessi sulla buona fede delle intenzioni. Tutto questo è molto più esplicito ed evidente nel film che nel libro.

Le immagini di Hiller, che oltretutto sono di una impotenza espressiva notevole, hanno ricalcato le frasi del libro in un modo accurato: non si è voluto, evidentemente, assumere il minimo rischio. La macchina era troppo ben oliata e rodata, e funzionava fin troppo bene. Solo che, con tutte queste preoccupazioni, nemmeno nel senso del libro mi sembra che il film funzioni (lasciando perdere l'arte ed il cinema). Cioè, anche la macchina delle lacrime s'inceppa, e uno tira fuori il fazzoletto perché è compreso nel del prezzo del biglietto.